Con il termine SOSTENIBILITÀ si intende la “capacità dell’umanità di rispondere alle necessità delle generazioni attuali senza compromettere le necessità delle generazioni future”.
In edilizia, uno sviluppo sostenibile presuppone che la prestazione e la funzionalità di un edificio avvengano attraverso un minimo impatto ambientale negativo.
E’ perciò importante considerare non solo l’edificio in se, ma anche altri fattori come le modalità di produzione, di trasformazione e di trasporto dei singoli prodotti, nonché l’intero ciclo di vita dei materiali impiegati nella costruzione dell’involucro.
La ISO 15392 suddivide la sostenibilità in tre macro aree: quella economica, quella ambientale e quella sociale.
• MACRO AREA ECONOMICA: esprime la capacità di generare reddito e lavoro. Qui è
valutato il costo complessivo dell’intero ciclo di vita dell’edificio.
• MACRO AREA AMBIENTALE: definisce la capacità di mantenere la qualità e la
riproducibilità delle risorse naturali. Si deve lavorare per la riduzione dei consumi e
degli impatti ambientali.
• MACRO AREA SOCIALE: descrive la capacità di garantire condizioni di benessere e
qualità della vita, distribuite proporzionalmente per classi e genere.
Si pone l’attenzione al comfort e al benessere dell’utente finale.
Delle tre, la sostenibilità ambientale è, attualmente, quella più studiata.
Prova ne sono i vari protocolli come ITACA (italiano), LEED (americano), BREEAM (inglese) o CASBEE (giapponese), che si basano tutti su sistemi a punteggio, in cui la somma globale ne indica il grado di sostenibilità.
Perciò investire in un edificio sostenibile significa aver la consapevolezza di poter costruire con un minimo impatto ambientale, usufruire di una certificazione ambientale per l’edificio (che è sinonimo di qualità), e di contribuire ad un risparmio delle risorse energetiche ed a una riduzione dell’inquinamento.
Ricordiamo tuttavia che la certificazione ambientale non è sinonimo di certificazione energetica. La prima è volontaria (obbligatoria in alcune regioni per accedere ad alcune tipologie di incentivi) ed ingloba la seconda, mentre la seconda è obbligatoria e definisce unicamente il consumo di energia in Kwh/mq anno di un edificio.
Un edificio ad “energia quasi zero” (Direttiva Comunitaria 2010/31/CE, recepimento da parte dell’Italia con il D.L. 4 giugno 2013, n.63 convertito nella Legge 3 agosto 2013, n. 90) presenta caratteristiche e concetti che la ditta D.A. Edil s.r.l., proprio per la sua attenzione al tema del comfort termico-acustico, intende far propri.
Il punto di partenza, già dalla fase progettuale, è quello di massimizzare le caratteristiche passive dell’intervento in relazione all’ambiente circostante.
Sarà perciò determinante privilegiare gli apporti passivi del sole ed evidenziare, parallelamente, le situazioni sfavorevoli presenti sul sito, come per esempio i venti dominanti e gli ombreggiamenti (e questo sia per la stagione invernale che per quella estiva).
Solo alla fine si dovrà ricorrere ai dispositivi impiantistici per andare a colmare il residuo fabbisogno energetico.
Tuttavia, per una realizzazione ad alta efficienza energetica, sarà necessario considerare alcuni aspetti fondamentali come:
• l’isolamento termico (considerando sia la prestazione invernale che estiva): maggiore sarà l’isolamento delle parti opache e dei serramenti, migliore sarà il contenimento energetico.
Tra le varie soluzioni di intervento, l’isolamento a “cappotto” è quello più largamente diffuso, perché contribuisce in maniera più significativa al risparmio energetico. Ma essendo un “sistema” vero e proprio non può essere improvvisato e deve perciò seguire una serie di passaggi: una progettazione termoigrometrica della parete, la scelta del materiale isolante più idoneo (compreso il suo spessore) ed una corretta posa in opera;
• l’eliminazione dei ponti termici: oltre a contribuire ad una maggiore dissipazione dell’energia dell’involucro, provocano abbassamenti localizzati delle temperature superficiali, con conseguenti formazioni di condense e muffe. Devono perciò essere eliminati;
• una corretta igrotermia: è garantita da una regolare traspirabilità e da un’ottima tenuta all’aria dell’involucro;
• il rapporto S/V (superficie esterna su volume): più è basso questo rapporto e meglio è. Le dispersioni energetiche dipendono molto dalla superficie esterna dell’edificio. L’ideale sarebbe prevedere meno rientranze o sporgenze ed utilizzare meno superficie esterna a parità di volume interno;
• gli impianti: se l’edificio è stato progettato e costruito correttamente, avremo bisogno di un apporto contenuto del sistema impianti.
Sicuramente, per esempio, le perdite per ventilazione potranno essere coperte attraverso una ventilazione meccanica controllata.
Mentre per il riscaldamento sono preferibili sistemi a bassa temperatura (come i pavimenti riscaldati) supportati in particolare da sistemi alternativi come pompe di calore, geotermia, cogenerazione, teleriscaldamento e teleraffrescamento, pannelli solari termici e fotovoltaici;
• l’utente finale: è una variabile di non poco conto. Un corretto funzionamento di tutto l’apparato è legato anche alle abitudini di vita e alla formazione / informazione dell’utente finale, che può contribuire o meno al corretto funzionamento del “sistema casa”.
Perciò anche la casa, come un abito, dovrà essere pensata “su misura” per le persone che vi ci abiteranno.
La Passivhaus rappresenta un’ulteriore possibilità per raggiungere un comfort abitativo complessivo di eccelenza, articolandosi attraverso un protocollo progettuale e costruttivo ben definito.
Anche in questo caso la ditta D.A. Edil s.r.l. cercherà di porre attenzione e confrontarsi con questa realtà, di cui ne condivide concetti e potenzialità.
Il PHI (Passivhaus Institut of Darmstadt) riconosce lo standard passivo quando:
• il fabbisogno energetico netto per la climatizzazione (invernale ed estiva) è minore di 15 kwh/mq anno;
• il fabbisogno di energia primaria (ACS ed illuminazione incluse) è minore di 120 kwh/mq anno;
• tenuta all’aria e al vento dell’involucro è garantita da un valore di blower door test tale per cui n50 ≤ 0,6-1.
Il PHI sottolinea con forza come la casa passiva non sia uno standard energetico, ma un concetto integrato, orientato a garantire il massimo livello di comfort con le minori emissioni di CO2.
I riferimenti progettuali sono sempre gli stessi:
• applicazione dei principi della bioclimatica per sfruttare al meglio gli apporti solari gratuiti e minimizzare i rischi di surriscaldamento estivo;
• compattezza della struttura (se possibile);
• alte performance dell’involucro opaco e trasparente;
• assenza, più che riduzione, di ponti termici (sia lineari che puntuali);
• massima tenuta all’aria e al vento.
La sfera impiantistica è molto ridotta, ma non assente, progettata ad hoc ed in modo estremamente puntuale.
Ciò che in questo ambito acquista ancor più importanza è l’attenzione al dettaglio, alla posa e al controllo in cantiere
Parlando di efficienza energetica, non si può non far riferimento ad un edificio CasaClima, la cui caratteristica principale è quella di avere alte prestazioni energetiche parallelamente ad una riduzione dei costi di gestione per il riscaldamento invernale, il raffrescamento estivo e
l’illuminazione.
Io, arch. Achille Fanzaga, legale rappresentante della ditta D.A. EDIL s.r.l. ne condivido contenuti e filosofia fin dai miei primi corsi sostenuti a partire dal 2008. Perciò risulta scontato dire che anche per CasaClima la ditta D.A. Edil c’è!
Particolare attenzione dovrà essere data all’inserimento degli impianti che dovranno tuttavia rispettare i criteri fondamentali del restauro: significa che, spesso, ci si dovrà accontentare di una integrazione architettonica parziale anziché totale, come invece accade per gli edifici di nuova costruzione. Anche se, logicamente, ogni caso farà storia a sé.
Il concetto CasaClima non indica un metodo costruttivo, ma definisce una categoria energetica lacui conseguenza è una classificazione del manufatto in base al proprio consumo energetico ed il cui intento è quello di raggiungere gli obiettivi imposti dall’Unione Europea in tema di abbattimento dei consumi energetici e nell’emissione di anidride carbonica.
Tuttavia, accanto a questi aspetti, una costruzione CasaClima si differenzia per l’alto comfort
abitativo interno e per il contributo alla tutela dell’ambiente che, alla fine, sono la logica conseguenza di un’attenta progettazione e costruzione.
Perché un’abitazione CasaClima sia tale, è necessario
che presenti alcune caratteristiche importanti, quali:
- un elevato isolamento dell’involucro;
- un’impiantistica molto performante;
- una costruzione possibilmente compatta (basso rapporto S/V);
- serramenti termoisolanti;
- un’ottima tenuta all’aria;
- assenza di ponti termici;
- sfruttamento delle energie rinnovabili;
- un’esecuzione responsabile dei lavori.
La classificazione CasaClima deve seguire un iter ben preciso, imposto dall’Agenzia CasaClima di Bolzano, dalla fase progettuale fino a quella esecutiva.
Solo dopo il superamento di tutte le verifiche del caso e delle specifiche richieste, viene rilasciata la certificazione e, se voluta, anche la targhetta da apporre all’esterno dell’edificio.Ciò nonostante, questa classificazione è obbligatoria nella sola Provincia di Bolzano e solamente volontaria (laddove non riconosciuta a livello locale) nel resto d’Italia.
A livello di classificazione, le classi attualmente riconosciute dall’Agenzia CasaClima, nelle nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni, sono tre:
- CasaClima “Oro” con 10 Kwh/mq anno, ovvero pari al consumo
di un litro di gasolio per mq all’anno;
- CasaClima Classe “A” con 30 Kwh/mq anno, ovvero pari al
consumo di tre litri di gasolio per mq all’anno;
- CasaClima Classe “B” con 50 Kwh/mq anno, ovvero pari al
consumo di cinque litri di gasolio per mq all’anno;
Se raffrontassimo questi valori con quelli di una casa tradizionale, ci accorgeremmo che quest’ultima può consumare tra i 120 e i 250 Kwh/mq anno
C’è da riflettere!
Gli edifici storici come un “libro aperto”, ci raccontano la storia e le abitudini della gente che li ha vissuti e del territorio che li ha accolti.
Sono un patrimonio di immenso valore che le generazioni future hanno il diritto di conoscere e di vivere.
Anche noi della ditta D.A. Edil s.r.l., tra i nostri obiettivi, ci poniamo quello della salvaguardia degli edifici storici.
In questo senso la nostra opera passa attraverso interventi di consolidamento strutturale, risanamento conservativo, isolamento acustico ed efficienza energetica.
In particolar modo quest’ultimo aspetto, ovvero l’efficienza energetica degli edifici storici, è recentemente diventato un tema rilevante per il Ministero dei Beni Culturali.
Prova di ciò è l’uscita imminente di un decreto ministeriale, di indirizzo prevalentemente tecnico, incentrato su questo tema, in cui la principale novità è che il sovraintendente dovrà giustificare il perché un determinato edificio storico non potrà essere oggetto di riqualificazione energetica.
Sarà perciò necessario che le scelte progettuali e di intervento siano condivise con gli esperti della conservazione, indirizzandosi così verso soluzioni con carattere di compatibilità, ridotta invasività, reversibilità, distinguibilità, autenticità espressiva, durabilità e rispetto della materia originale.
Particolare attenzione dovrà essere data all’inserimento degli impianti che dovranno tuttavia rispettare i criteri fondamentali del restauro: significa che, spesso, ci si dovrà accontentare di una integrazione architettonica parziale anziché totale, come invece accade per gli edifici di nuova costruzione. Anche se, logicamente, ogni caso farà storia a sé.
Ma un intervento di recupero e riqualificazione energetica dovrà necessariamente partire da una diagnosi energetica.
Questa dovrà prevedere un rilievo, una raccolta ed un’analisi dei parametri relativi ai consumi specifici ed alle condizioni di esercizio dell’edificio e dell’impianto ad esso asservito. E dall’analisi seguirà il tipo di intervento più adatto al caso preso in esame.
Tra gli interventi ci potrà essere l’aumento più o meno importante della resistenza termica dell’elemento opaco e trasparente, l’eliminazione dei ponti termici, il controllo dell’igrotermia (assenza di condensazione interstiziale e superficiale), un corretto ricambio d’aria negli elementi interni, ma anche una verifica ed un eventuale adeguamento statico, l’accessibilità e la fruibilità degli spazi, nonché una corretta analisi acustica.
Ma tutto dovrà prima passare attraverso un progetto supportato da simulazioni e modelli, quest’ultimi necessari per la definizione degli esecutivi di cantiere.
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“L’architettura non è un’arte solitaria, privata. L’architettura vive nel mondo, ed è per la gente. Collaborazione vuol dire ascoltare gli altri, imparare da loro, lasciare che imparino da noi. Nessuno può realizzare un grande progetto da solo”.
(Daniel Libeskind, “Un’avventura tra architettura e vita”)